TOYMAKING ONLINE
Appunti su alcune esperienze di laboratorio di costruzione del giocattolo in remoto

Costruire giocattoli insegnando via online è stata una prima esperienza che ha – tutto sommato – gratificato tanto chi insegnava (per imparare ad insegnare meglio online), e sia chi apprendeva nonostante la distanza.

Stare nei limiti e nelle potenzialità dell’interazione interpersonale online è stata la cosa più importante da imparare da parte degli adulti.

Insegnare divertendo a chi sta apprendendo è stato l’obiettivo dei primi 4 incontri, anche perché si voleva intensamente che, nei partecipanti – scattasse una motivazione spontanea ed interna tanto nel qui e ora che per darsi un nuovo appuntamento per costruire un nuovo giocattolo, “svilcolando” dall’eventuale compiacere ai genitori.

Qualcosa dell’esperienza pregressa e in presenza ci aveva già insegnato, e Renzo e Veronica, come “compare Volpe e compare Gatto”, hanno ben saputo giocare anche “un ruolo nel ruolo”: facendo finta di adottare funzioni complementari, di “chi sa” e “chi non sa ma sa altro e piace divergere”, tra chi dirige e chi si fa dirigere ma mal volentieri, perchè ha anche personali percorsi. Questo è nato abbastanza spontaneamente e lì per lì, ma credo che sia bene integrare quest’ingrediente (quasi di animazione di strada) per le prossime volte: essere in due che si conduce, in intesa, in cui c’è uno che dirige e l’altro/a che porta ad errare dalla “retta via” concorre ad arricchire il povero scenario online.

L’opportunità che si è generata online non era centrata solo sulla costruzione del giocattolo, anzi questo contenuto era un pretesto, certo anche un risultato atteso dai partecipanti. Ma in mezzo c’èra tutto un insieme di congeniate attività che, come per la realizzazione di una narrazione, affianco ad essa si aprono continue “nuove finestre”, indirizzate verso altri sguardi che sembrano “voler fare perdere”, ma invece contribuiscono a tenere attiva la presenza.

E così, nel qui e ora del fatto, la lista stessa dei materiali raccolti per l’occasione, diventa opportunità per fare partecipare chi invece si attende di restare ricettivo agli stimoli; e che invece diventa colui/lei che chiede a tutti i presenti se hanno e possono mostrare tutti gli “ingredienti” per fare la “torta giocattolo”.

Ciascun ingrediente può prestarsi “a solleticare” l’immaginazione con domande aperte sul tipo: “E con quest’elastico che cosa potremmo fare?” Un fare che può essere reale, ma ancora più stimolante se apre la porta del “fare finta di”. Un elastico che entra nella sfera di azione delle mani attiva veramente un potenziale incredibile di opportunità di gioco, e gioco nel giocattolo che si sta costruendo.
Le mani ricordano, ed hanno immagazzinato esperienze pregresse, tutte pronte a saltare fuori quando meno c’è lo si aspetta. E noi vogliamo che saltino fuori nel momento in cui si consegna la situazione utile per sperimentare ed esplorare ad esempio: “Tutto quello che si può o potrebbe fare con un elastico?”, in questo modo ciascuno e ciascuna – dalla propria postazione video casalinga – ha l’occasione, il tempo, la legittimazione (ricordate cosa significa avere un elastico in classe, quale incredibile opportunità di divergere dall’unità didattica preparata nel dettaglio dall’adulto?) di manipolare l’elastico che si ha e di condividere un’idea, mostrarla vedere che altri la copiano e altrettanto imparare dagli altri.

Ma subito dopo, è bene ritornare sulla “retta via”, la costruzione del giocattolo, che anche quel processo non può durare alle “calende greche”, aprire “finestre ludico narrative” si (su altri scenari anche non programmati, ma colti nel qui e ora) ma non all’infinito.

Il materiale stesso che si trasforma facilmente può suggerire divergenze, giochi, inviti alla narrazione, al “fare finta di”, come ad esempio le potenzialità veramente infinite che ci sono in un foglio di carta. Quante cose possiamo fare con un foglio di carta? Una possibilità è di parlarne fino a che non si indovina quella che serve per il nostro processo di costruzione del giocattolo; e su questa operazione aggiungere dettagli.
Altra possibilità è sicuramente quella di alzarsi dalla sedia ed usare lo spazio intorno, per minimo di area di movimento che si ha a disposizione. “Liberare il corpo” dal vincolo della sedia, può arrivare ad esempio dopo avere esplorato “Quali giochi, le cose, le azioni si possono fare con la carta stando seduti”. Ma nello spazio circostante l’opportunità è più stimolante: “Ciascuno a suo modo, per 3 minuti, ideare giochi e poi tornare allo schermo per mostrare agli altri/e”. Stimoli molto generalizzati.

Mostrare agli altri sarà un’opportunità eccezionale a cui ricorrere ogni volta che ci sarà qualcuno/a che non saprà trasformare il materiale così come gli viene indicato dall’adulto, e ci sarà chi lo ha già fatto e che potrà andare in soccorso facendo vedere a suo modo. I tempi individuali si manifestano palesemente.

Un passaggio dopo l’altro e si arriva al giocattolo completato, giocattoli molto semplici, fatti di poche operazioni per la trasformazione del materiale e del loro assemblaggio, suggeriamo.
E di nuovo si presenta la possibilità di giocare con esso, dapprima individualmente, stando seduti, poi in piedi, coinvolgendo gli altri nella casa, centrando varianti che anche ricorrono a nuovi oggetti, come le cose che si possono trovare in casa, ad esempio per centrare un cestino senza che si rompa.

Un semplice stimolo come: “Con il giocattolo costruito inventate almeno tre giochi” si può continuare l’animazione fino ad arrivare a 90 minuti buoni, e sono anche troppi. Meglio se poi gli si dice adesso non resta che andare all’aperto, sotto casa, nel parco, e giocare ad inventare nuovi giochi o anche fare altro di diverso da ciò che propone l’adulto.