Ricreazione – Recess

è un diritto inviolabile della Convenzione

Immaginate un venerdì di metà dicembre, che non sarebbe nemmeno così freddo se la vostra schiena non fosse così indolenzita e la lancetta dell’orologio non fosse così indisponente nella sua lentezza. È come fissare l’acqua nella pentola che sembra non bollire mai, e quel che è peggio è che uno degli ultimi venerdì prima della pausa festiva. Il pensiero di una o due settimane di ferie è come un’oasi dopo un lungo cammino nel deserto: siete al culmine, avete sulle spalle quasi un anno intero e non vedete l’ora che finisca. Quando il momento arriva, non vi sembra vero: per quanto siete ansiosi di uscire di lì, un gesto così banale come infilare il braccio nella manica della giacca non vi riesce con la solita scioltezza e nel tempo che perdete a fare un secondo tentativo qualcuno vi intercetta. All’altezza della bocca dello stomaco qualcosa si blocca, la testa è percorsa da un intenso formicolio: con sguardo truce e petto gonfio, questo qualcuno vi rimprovera e vi costringe a tornare al vostro posto. Mentre sfilate il braccio dalla manica, un brivido gelido vi pervade e così realizzate che a questa settimana non ci sarà nessun fine. A essere completamente onesti però, dovrete ammettere che nessuno vi ha costretto a togliere la giacca.

Quello che nel mondo adulto sembra un incubo kafkiano, nel mondo dei più giovani diventa sempre più spesso realtà: tempi e spazi non strutturati che permettano esplorazioni spontanee e fini a sé stesse, per il semplice gusto di vivere l’esperienza, scarseggiano nelle nostre città dove il gioco libero è relegato da una parte entro i confini materiali delle aree preposte, dall’altro è costretto da pregiudizi e convinzioni che lo inibiscono, come la crescente preoccupazione per la sicurezza e conseguente avversione nei confronti del rischio.

Lo spazio scolastico sembra non fare eccezione: un’indagine svolta dall’Institute of Education dell’University College di Londra svela come, a partire dal 1995 e arrivando al 2019, nelle scuole inglesi si assista alla progressiva diminuzione del tempo dedicato alla ricreazione, al punto che i bambini e le bambine fra i cinque e i sei anni di oggi godono di 45 minuti settimanali di pausa in meno, a cui si sottraggono ulteriori venti minuti nella fascia d’età fra gli undici e i sedici anni.

In Italia la regolamentazione di frequenza e durata dell’intervallo è discrezionalità dei singoli istituti e la situazione non è migliore. La sistematica sottovalutazione dell’importanza di ozio, riposo, divertimento e gioco fa sì che alla mente di maestri e professori si affacci l’idea di poter privare alunni e alunne della ricreazione senza grandi conseguenze: il tempo libero dei più giovani è sempre più spesso sacrificato per lasciare spazio alle crescenti richieste accademiche e talvolta diventa persino strumento di ricatto da parte di quegli adulti che, per punizione, negano la ricreazione a chi non abbia fatto i compiti o si sia “comportato male”. Queste pratiche non solo risultano controproducenti rispetto alla fisiologia del processo di apprendimento, ma rappresentano anche un’infrazione dei diritti umani. Lo ricorda il Commento generale n° 17 all’articolo 31 della cui traduzione e diffusione (versione originale in inglese) l’Ass. LunGi si sta occupando in collaborazione con ConCittadini dell’Assemblea Regionale Emilia-Romagna (vedi link alla pagina).

Vi è mai capitato di non ricordare una parola, di averla sulla punta della lingua e che questa, smettendo di provare a recuperarla e pensando ad altro (o non pensando affatto), d’un tratto, come folgorazione, riaffiorasse nitida alla vostra mente? Ecco perché l’ozio e il tempo libero, il gioco per “divertere” (dal vocabolario online Treccani – con senso più astratto, e riferito alle facoltà spirituali: d. la mente, l’animo, distrarre da preoccupazioni, affanni e sim., volgendo ad altro oggetto; di qui il sign. corrente del verbo), ovvero il tempo non-strutturato, sono importanti: tutte le esperienze vissute ma non ancora inquadrate non possono trovare la giusta via sotto pressione; lasciando invece che la mente divaghi altrove, rallenti e respiri e che l’esperienza decanti, ciò che si è sperimentato e studiato pian piano fa il suo corso fino a trovare il suo posto nella rete che è la mente, assumendo significato.

Già nel 2013 l’American Academy of Pediatrics rilasciava una dichiarazione sulla centralità della ricreazione in quanto tempo non-strutturato all’interno dell’istituzione scolastica: è necessario, per la corretta elaborazione cognitiva degli insegnamenti accademici, che allo studio e alla concentrazione segua un periodo di riposo. La dimensione cognitiva non è però l’unica che trae vantaggio dal tempo libero: la ricreazione è infatti un’occasione importante per l’esplorazione delle competenze motorie, emotive e sociali che sono ugualmente fondamentali per l’apprendimento e per una vita sana. Benché frequenza e durata delle pause rimangano decisioni degli adulti in cui, a parte rari casi, i più piccoli non vengono coinvolti (come richiama uno “scontro” nella primaria “Mario Longhena” di Bologna), l’intervallo fra una lezione e l’altra costituisce un momento fondamentale per dedicarsi a qualsiasi attività liberamente scelta, organizzata e condotta dai più piccoli che in tale occasione possono esercitare la propria autonomia.

Provocando una forte inibizione e interferendo nel contatto col proprio genius ludi, l’eccessiva strutturazione di tempi e spazi fa sì che i giovani siano portati a reprimerne i richiami fino a non riconoscerli più, con gravi conseguenze a livello individuale e quindi sociale. Come sostenuto dalla pedagogista Anna Kaiser, “è un diritto per ogni uomo che nasce, e non una possibilità, attingere al proprio genius ludi. Se questo non riesce a trovare le vie attraverso cui esprimersi, farsi conoscere e apprezzare, facilmente la natura del soggetto non riuscirà ad emergere per formarsi nella sua unicità, e altrettanto facilmente verrà omologata, alienata, deformata” (Anna Kaiser – Studium educationis – “La deprivazione dell’essenza ludica nel bambino contemporaneo n.2, 2012).

Per contrastare simili fenomeni di sofferenza e prevenirne le dannose conseguenze, l’Articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza prevede il diritto – oltre al gioco, alle attività ricreative e alla partecipazione alla vita culturale e artistica della comunità – al riposo e al tempo libero, ovvero alle occasioni di autogestione in cui si possano indagare liberamente le proprie abilità e le proprie sensazioni, imparando così a conoscere sé stessi. Preoccupato dallo scarso riconoscimento della centralità di queste dimensioni nella vita dei più giovani, nel Commento generale n°17 del 2013 il Comitato sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza rimarcava l’obbligo degli Stati membri a impegnarsi nell’elaborazione di misure legislative per la corretta implementazione di questi diritti, nonché al finanziamento di interventi concreti volti in tal senso.

Benché le evidenze scientifiche ci dimostrino come il gioco sia l’altra faccia dell’apprendimento, risentendo di una peculiare storia culturale il nostro sistema scolastico tende a dimenticare e persino avvilire i corpi di studenti e studentesse, preferendoli immobili e silenziosi piuttosto che coinvolti e in movimento. Come sostiene Jerry Mintz – fondatore dell’Alternative Education Resource Organization – se al contrario predisponessimo ambienti scolastici piacevoli dove sia possibile sentirsi a proprio agio, per i più giovani sarebbe più semplice trarre gioia dallo studio e quindi imparare ad apprezzarlo.

Pensiamo a quale impatto possano avere oggi la didattica a distanza, i rientri contingentati, le classi dimezzate, la mancata opportunità di essere insieme, interagire, avere scambi e collaborare tra coetanei sulla percezione che i più giovani hanno rispetto la scuola e lo studio.

In risposta al sempre crescente impoverimento di quantità e qualità di tempo libero nelle scuole e con particolare attenzione al rientro dopo il lockdown, si è recentemente costituita la Global Recess Alliance: sul sito è possibile trovare una dichiarazione per il diritto alla ricreazione e un modulo di adesione alla rete di ricercatori, insegnanti, educatori e professionisti della salute che lo sostengono mettendo in condivisione le proprie esperienze.

All’indomani della frattura che ha visto chiudere le scuole, dobbiamo riflettere su quale sia lo scopo di questa istituzione e prestare attenzione allo stato di salute sociale e psicologico di giovani a cui è negata la presenza del proprio corpo nello spazio, così dentro come fuori dalla scuola.

di Veronica Parato – Gennaio 2021