Inaugurazione area giochi inclusiva

il primo parco giochi per tutti ai giardini Ipazia della città di Ravenna

Il 29 luglio 2022 si è ufficialmente tagliato il nastro e con esso si sono liberati dal compito bramosi bimbe e bimbi in attesa della “campanella”; e così sono corsi in massa verso la collinetta, ed è stato quasi come un “assalto al castello”, il cui arrembaggio si è consumato in pochi esitanti respiri a bocca aperta. C’era chi saliva composto dalla stretta scalinata, molti invece hanno preferito risalire chini e a piccoli passi dal lato del sul liscio piano veramente inclinato, che a tratti porta anche delle protuberanze su cui appoggiare i piedi e fare leva, ma anche per sperimentare l’arrampicata a mani nude; chi con forza ed l’impegno, una manata dopo l’altra, aggredire la corda con i nodi fino in cima (una bella fatica fatta volentieri); chi correndo sullo scivolo in cemento, lievemente inclinato e con una vera curva, che ne garantisce un più lungo percorso, adatto a viaggi in carrozzina; qualcuno andava addirittura a ritroso, partendo dal basso per arrivare sopra, pestando sullo scivolone e con le mani che si aggrappavano ai due bordi (come siamo abituati a vedere – forse a rievocare nei nostri ricordi dei felici momenti d’infanzia – dopo che l’euforia della novità è presa dal sopravvento della noia), e così la sfida spinge i più a sperimentare qualcosa di diverso dal normalizzato.

Gli adulti, forse sorpresi, ma anche loro partecipanti con il sorriso che non poteva che riattivare memorie personali d’infanzia, sono rimasti lì a guardare quest’onda di sprizzante e viva energia, colorata di vita intensa che andava alla conquista del frutto del gioco. Loro si che, dopo tante parole, muovevano all’azione, tutti e tutte con slancio compatto nell’unica direzione possibile, dal basso verso l’alto e sarebbe stato difficile trattenere ulteriormente dopo che gli era stato dato il via.

C’è l’hanno fatta tutti e tutte, e senza mettersi d’accordo hanno piantato la loro corpo-bandiera sul terrazzo piatto circondato da un basso cordolo di cemento contenitivo, e una volta sopra hanno potuto vedere l’intorno unito. Con uno sguardo a 360 gradi hanno potuto scrutare le altre postazioni ludiche, i prossimi obiettivi da conquistare, e mentre si aspettava anche composti, uno, due, anche tre alla volta si è smaltita la fila, approcciando l’innovativo scivolone. Intenzionalmente progettato per “fare assieme” quello che solitamente si fa da soli: scivolare giù alla massima velocità possibile con due sole cose in mente: apprezzare l’euforia per l’improvviso disallineamento dell’equilibrio e prevedere in fretta “il che fare” una volta che si è arrivati a terra, il tutto in tre secondi di gioia condensata in un’unica boccata d’aria.

Qualche animatrice dal viso un po’ contratto, forse per dare priorità all’osservazione attenta dell’accadere, si notava che era anche preoccupata dell’espressione non programmata di quest’orda improvvisa di spumosa gioventù; e andava avanti e indietro intorno alla base della collina, controllando che le gesta dell’armata al lavoro ludico non oltrepassasse i limiti e gli eccessi di una corporeità vissuta che si mette anche nel pericolo.

La collinetta è stato il cavallo di battaglia di un’altra area giochi inclusiva progettata sulla riviera (area giochi inclusiva “Tutti a bordo” di Rimini), da cui anni fa si è avviata l’impresa di fare altrettanto e non meglio per la nostra città. Con l’impulso fornito dal Tavolo del Diritto al gioco di Ravenna si sono messi in moto – ed efficacemente – anche gli ingranaggi dell’amministrazione comunale in una partnership collaborativa sviluppata con Azimuth, per cercare fondi e soluzioni pratiche che traducessero in materialità ludica le idee.
In questo un doveroso ringraziamento all’opera informativa incessante di due mamme, quali Claudia Protti e Raffaella, per il monitoraggio che da anni stanno operando sul territorio italiano allo scopo di diffondere buone pratiche e denunciare aree giochi inclusive “solo per etichetta” (vedi Parchipertutti.com).

Ci è voluto un po’ di tempo, ma nell’attesa credo che siano maturate tutte le risposte per generare qualcosa di duraturo, efficace agli scopi di cui ci si era proposti e che piace molto ai diretti fruitori.percussioni

Poi, dopo la prima grande onda, il grande blob si è disperso in vari in rivoli, nell’intento di sperimentare tutti e almeno una volta, ciascuno e ciascuna – a volte – tirati appresso dall’amico e o dall’amica del cuore, i “congegni ludici” un po’ nuovi e un pò vecchi, comunque ri-arrangiati a permettere il gioco d’insieme, quello che si può fare in parallelo – stando in più persone affiancati e vicini – o collaborativo, agendo all’unisono per partecipare a qualcosa di cui si condividono gioie e dolori giocando in concordia o rivalità .

Niente più “giochi esclusivi”, solo per “i disabili” e guai a chi li tocca! che poi si inceppano e si deve chiamare il tecnico se non quando invece diventano pericolosi con i loro marchingegni filo comandati. Ne abbiamo avuto anche a Ravenna, ma ora basta di queste altalene solo per le persone portatori di disabilità. Quello che prima era una conquista ora la si riconosce come un’esclusività che etichetta, e se si va a giocare è bene che vi sia la possibilità di farlo insieme agli altri, soprattutto nell’ambito del Diritto al gioco che resta così bistrattato e in secondo piano rispetto alla terapia. Così,  proprio verso chi ne avrebbe più bisogno tanto per l’esercizio delle abilità residue che di quelle nuove, da scoprire ed esplorare, potenziare, nonchè per incontrare e farsi nuovi amici ed amiche.
In generale ed oggi come oggi, al di là della disabilità, per bimbe e bimbi  è diventato pleonastico parlare di tempo libero in cui esercitare la libera scelta con chi, dove, come, cosa e quanto giocare. L’autonomia e l’indipendenza nei loro ambienti di vita restano le vere spine nel fianco delle nuove generazioni, che marcheranno la loro confidenza in sestesi, sotto stimando le potenzialità.comunicare attraverso tubi

Una serie di “volumi cilindrici” di diverso colore e dimensione, tra loro minimamente distanziati e bene piantati a terra, ad un gruppetto di bambini/e – restando al loro fianco, l’uno collegato agli altri con lo sguardo d’intesa e l’orecchio teso – ha quasi istantaneamente stimolato il battere con le mani per produrre suoni, facendo di questa postazione il luogo delle percussioni, anche nel tentativo di suonare in modo intonato tra loro.
Ma lo stesso dispositivo, e direi sotto l’impegno della forza eversiva del gioco, per altri bambini è diventato un ostacolo con cui esercitarsi individualmente (ed in parallelo con gli altri) in un’altra sfida, come il camminare in equilibrio che, in maniera crescente, invita ad essere superato passo dopo passo per compire infine – e per chi vuole – l’ultimo balzo a terra.

Una mamma cerca il suo bambino con la voce, che corre in un tubo e sbuca dall’altro capo dell’area giochi. Simpatica scoperta della fisica di base, dei tanti modi diversi di cambiarsi qualcosa, di ascoltarsi a turno, vicendevolmente e c’è ne veramente bisogno di riconoscere che servo pausa tra gli interlocutori.
C’è ne vorrebbero di più di questi tubi comunicanti che, intrecciandosi tra loro, corrono sotto i nostri piedi e ci fanno andare alla ricerca di dove sbuca il suono.

giochi nel parco Ipazia

A pochi metri di distanza, altre postazioni ludiche invitano all’esperienza più di tipo concettuale, con il gioco del tris e poi quello delle associazioni, di un cilindro dei suoni da provocare e riconoscere, e di un’azione occhio-mano guidata per fare correre un oggetto in un percorso obbligato nel legno.
Ancora più in là gli attraenti sedile a forma di animale su grosse molle a dondolo fanno rievocare quanto sono attraenti i giochi di vertigine che restano sotto il controllo di chi li esercita.

Poi non poteva mancare l’altalena che porta più persone in un largo cestone. Sempre bello lasciarsi dondolare e poterlo fare con qualcuno affianco aumenta l’intimità della socializzazione.
E se si cerca maggiore comodità portatevi dietro un grossa coperta, un cuscinone, per chi non ha ancora buoni muscoli sulla schiena può risultare un po’ inconveniente.
La prima volta che ho fatto questa riflessione fu in una classe con un bambina che era costretta da sempre sulla sedia a rotelle, e questo gli aveva impedito di sviluppare propriamente i dorsali. Lei mi ha detto che il cestone non gli piace perché manca di cuscino, come invece era attrezzata la sua sedia a rotelle.altalena con cestone per giocare assieme

Vi sono ancora molti altri elementi da descrivere ma si lascia a voi la scoperta diretta.
Piuttosto, il vario insieme è tenuto adeso da una pedana morbida e drenante, uniforme, in un patchwork di colori bene azzeccati che fa rullare bene le ruote, che pian ogni ostacolo al passo.
Quando pioverà, anche il verde dell’erba si aggiungerà al resto dei colori e sarà un maggiore spettacolo.
Perfetta la scelta di realizzare il tutto sotto la larga copertura degli alti pini, che danno in h24 ombra e frescura al luogo.

Nei piani generali l’area giochi inclusiva non è finita qui, si vorrebbe estendere – ed anche duplicare altrove – il progetto; noi del Tavolo per il Diritto al gioco abbiamo suggerito di allungare la traccia della pedana verso una zona attrezzata con elementi fatti in materiali naturali, mantenendo viva la sfida verso l’inclusività.
Quest’ultima ipotesi è in discussione, un lavoro in corso ma trova sul posto stesso i presupposti della sua fattibilità ed pura attrazione.sasso gioco
Un sasso era già li da tempo a ricordare una commemorazione, ma il monumento posato dagli adulti – non so quanto consapevolmente – ha dato adito ai bambini di esercitare il loro alternativo punto di vista sul mondo, affamato di gioco e di sfida verso se stessi e se stesse potenzialità e l’altrove che li attende.
Restare a guardare la targa ed il pezzo di montagna non si può, è il corpo il primo e privilegiato vettore della  conoscenza e dell’esperienza per una efficace interazione con il mondo, il giocare il mezzo per andare oltre.

Agli adulti raccogliere e fare principio di quanto la natura si lascia osservare, per poi impegnarsi nel facilitare lo sviluppo e la crescita di chi vuole diventare altrettanto adulto, attrezzando l’ambiente misurando la differenza tra rischio e pericolo; agli individui la libera scelta di provare.

Si ringrazia e si applaude all’amministrazione comunale per avere mantenuto ed approfondito l’impegno che, anche per il coinvolgimento di Azimuth e la donazione di un privato, si è permesso di segnare il territorio con una ricca opportunità per le nuove generazioni tutte.

Ravenna 02 agosto 2022

di Renzo Laporta